martedì 14 aprile 2009

3 radioamatori bolzanini con la protezione civile in Abruzzo.

A.R.I.-RE e TERREMOTO

Nella notte del 6 aprile 2009 un violento terremoto colpiva L’Aquila e i paesi vicini, distruggendo o lesionando numerosissime case e provocando circa 300 morti. I primi a lanciare l’allarme, come spesso succede in questi tristi eventi, sono stati i radioamatori abruzzesi e subito si è mossa la Protezione Civile locale ed è stato lanciato l’appello alle varie associazioni di volontariato che hanno prontamente risposto, facendo arrivare in Abruzzo centinaia di volontari: scout, ex alpini, infermieri, medici e ovviamente tra i primi ad essere allertati i radioamatori, quale indispensabile supporto visto che immediatamente dopo il sisma e nei primi giorni erano interrotte tutte le comunicazioni comprese quelle telefoniche. Nella sua funzione di rappresentanza esterna e periferica,
anche alla nostra Sezione è stato chiesto di inviare operatori per dare il cambio a chi ormai era impegnato ininterrottamente da due giorni o per coprire zone non ancora collegate via radio, così mercoledì 8 aprile i nostri soci IN3YGW (Antonello), IN3ADE (Roberto) e IN3RXG (Maurizio) sono partiti alla volta de L’Aquila sul camper di IN3YGW, attrezzato rapidamente come stazione mobile.

Sentiamo il loro racconto:


Il viaggio lungo l’autostrada adriatica è stato rapido e senza problemi. Dopo S. Benedetto del Tronto ci siamo messi in contatto radio via ponte R4 con la Prefettura di Pescara che coordinava gli arrivi dei radioamatori dalla parte adriatica, fornendo indicazioni per raggiungere la zona terremotata. Superato il traforo del Gran Sasso abbiamo fatto QSY sull’R1 dove la sala radio gestita dall’ARI presso la DICOMAC (Direzione di Comando e Controllo) coordinava le operazioni di soccorso e il collegamento con i numerosi campi.

Siamo arrivati a L’Aquila con parecchie difficoltà (autostrada interrotta, ponti crollati, frane,…) che ci hanno costretti a tortuose deviazioni, mentre il navigatore impazziva cercando di ricalcolare continuamente il percorso.

Il primo impatto con il terremoto sono state le numerose tende sistemate nei prati e giardini delle case, le automobili impolverate posteggiate ai bordi delle strade, le case, molte delle quali apparentemente intatte, ma che presentavano enormi squarci, e calcinacci e sassi ovunque.

Uno scenario che, nonostante le immagini viste in televisione, ci ha molto colpito.

Ultima deviazione a causa di un ponte che aveva ceduto con la scossa di terremoto di qualche ora prima del nostro arrivo (una delle molte che quotidianamente abbiamo imparato ad attendere) e alle 17.30 ci siamo registrati presso la Segreteria Volontariato, situata presso la Scuola Ispettori e Sovraintendenti della G.F. a Coppito, un centro a pochi chilometri dal capoluogo, quindi siamo giunti presso la centrale radio, gestita dall’ARI, dove abbiamo trovato anche OM già conosciuti o sentiti in frequenza.

Un’ora dopo ci è stata assegnata la destinazione: LUCOLI, a sud-est del capoluogo. Sperduto fra i monti, sulla strada che porta alla nota località sciistica di Campo Felice (1600 m.).

Il comune di Lucoli si estende su un territorio di quasi 110 km2, disseminato di piccole frazioni, anche se gli abitanti superano di poco il migliaio.

Alle 20.00 arriviamo al primo dei tre campi presenti nel territorio comunale. Qui incontriamo IZ6FXP (Alberto), anche se a dire in vero prima incontriamo le sue grandissime antenne, inutilizzate in cima alla sua casa dichiarata inabitabile.

Ad Alberto, per la sua disponibilità e capacità organizzativa è stata assegnata l’incombenza di coordinare le operazioni nella tendopoli Lucoli-Le Ville, dove vive assieme ai suoi compaesani, presso il campo sportivo di San Menna.

Quando abbiamo parlato con lui erano già attendate oltre 400 persone (diventate oltre 500 nel giro di pochi giorni) e da poco era arrivata la cucina da campo. Il posto dove dovevamo dirigerci era un’altra tendopoli, quella di Lucoli-San Giovanni, dove per non perderci, data l’orografia mutata dal sisma, venivamo accompagnati dai locali carabinieri. Infatti i paesi erano totalmente disabitati e quindi era impossibile trovare qualche persona a cui chiedere informazioni.

Arrivati al campo siamo stati presentati a Marco, capo campo. Dopo rapide presentazioni, visto che ormai stava facendo notte, abbiamo iniziato a montare l’antenna per le VHF-UHF e la stazione radio. Con i palmari infatti non si riusciva ad agganciare il ponte R1, utilizzato durante le operazioni, ma solo a sentirlo.

Fortunatamente nella piccola struttura che una volta fungeva lo spogliatoio del campo sportivo dove adesso erano state sistemate le prime tende, c’era l’energia elettrica funzionante, così non abbiamo avuto bisogno di mettere in funzione il gruppo elettrogeno. Alle 21.15 eravamo operativi e lo abbiamo subito confermato alla Centrale radio de L’Aquila e anche a IZ6FXP il quale, felice della cosa ci passava la totale responsabilità dei collegamenti con la centrale operativa.

Alle 21.45, ceniamo in camper con il pasto che ci hanno dato a L’Aquila e che ormai è diventato freddo.


Dopo cena, con le radio palmari all’orecchio, abbiamo fatto un giro conoscitivo della struttura e del campo. Eravamo molto stanchi, ma siamo stati avvicinati da molte persone che “vivevano” praticamente nelle auto al campo di San Giovanni, desiderose di un contatto umano che ridesse loro fiducia e sicurezza. Il nostro compito era di gestire le “comunicazioni alternative in emergenza”, ma nei nostri turni liberi (essendo in 3 riuscivamo a gestire bene la giornata e le ore alla radio) non ci siamo tirati indietro nel dare una mano a montare le tende (col libretto delle istruzioni alla mano, visto che nessun aiuto “esperto” era venuto a montare le tende come invece era successo alle “Ville”), ad organizzare e sistemare il magazzino dove man mano si accumulavano le scorte di viveri , vestiario e beni di prima necessità offerti direttamente da privati e associazioni umanitarie giunte da Roma, da Napoli e da altre città del centro-sud.

La prima notte ci ha visti addormentati dopo mezzanotte, con il Kenwood TS2000 di IN3YGW che è rimasto acceso giorno e notte per tutto il periodo del nostro servizio.

Ben presto (alle 2.58 di giovedì mattina) abbiamo fatto la conoscenza anche col terremoto. Una scossa di magnitudo 5.3 ci ha bruscamente svegliati. Una scossa lunga e molto forte. La frequenza di soccorso di è subito animata di chiamate dagli operatori in servizio nei vari campi che comunicavano alla sala radio eventuali problemi o nuovi crolli. Dopo circa un’ ora la situazione si normalizzava e riprendevamo a sonnecchiare, con un orecchio alla radio e l’attenzione rivolta a percepire eventuali nuove scosse .

Alle 5.15 un’altra scossa (magnitudo 4.3) e alle 6.30 un’altra, percepibile, anche se più leggera delle precedenti.

Una notte per noi tutt’altro che tranquilla, che però per gli abruzzesi continuava dal dicembre scorso. Da quel periodo, infatti, nella città e nei dintorni avevano cominciato a percepire le prime scosse anche se solo di bassa intensità.


Entrati quindi anche noi nello “spirito” di terremotati, abbiamo occupato la mattinata a montare le altre antenne e a tentare il collegamento con Bolzano su varie bande e con varie antenne, ma purtroppo la zona dove eravamo e l’orografia (e forse qualche influsso elettromagnetico dovuto a quanto stava succedendo sottoterra??) non ha reso possibile nessun collegamento con la zona 3 e in particolare IN3.

Nel pomeriggio, verso le 16.30, mentre eravamo all’esterno del camper, una breve ma intensa scossa tellurica, simile ad una scossa elettrica che partiva dalla pianta dei piedi e saliva verso l’alto.


Un’esperienza che ci ha colto impreparati: nulla a che vedere con le scosse che sentiamo a Bolzano. Abbiamo iniziato, così a capire, lo stato d’animo e soprattutto lo stress cui sono sottoposte quotidianamente queste persone. Rapida verifica assieme al capo-campo per verificare che tutti stessero bene, un rapido collegamento radio con il campo di San Menna e quindi abbiamo dato conferma alla centrale operativa che tutto era a posto.


Durante la cena un’altra scossa mentre eravamo nel refettorio: alcune persone colte dal panico hanno iniziato a scappare, altre si sono messe a piangere, gli anziani si guardavano intorno con sguardo perso.

Noi, ancora non “abituati” a capire che si trattava del terremoto, siamo rimasti seduti. Subito Marco e il sindaco di Lucoli hanno tranquillizzato le persone.

La bassa struttura dove eravamo a cena era in cemento armato e quindi perfettamente sicura.

Velocemente abbiamo raggiunto la stazione radio mentre nei nostri palmari già si intrecciavano i messaggi e le informazioni dai vari campi.

Di notte e anche nei giorni seguenti fino a pochi minuti prima della nostra partenza, le scosse ci hanno accompagnato costantemente: ormai non le annotavamo più sul nostro diario.

Lucoli è sito a 1000 m. di altitudine. Se il tempo è bello, di giorno si sta bene. La campagna non si è ancora risvegliata, solo qualche pesco in fiore e qualche siepe gialla creano delle macchie di colore. La neve è visibile sulle cime poco più in alto.


Quando siamo arrivati erano state montate 3 tende, alla nostra partenza tutte le 20 tende disponibili erano state sistemate e consegnate, ma molta gente dormiva ancora in macchina perché mancavano le brandine. Ne erano state consegnate solo 20. Le altre 80 sarebbero dovuto arrivare sabato 11, procurate da alcuni ragazzi di Napoli che erano venuti a portarci aiuti e a sentire le necessità.

Anche noi abbiamo provato, seppur parzialmente, il freddo della notte visto che il riscaldamento in camper ha deciso di non funzionare: Murphy e la sua “legge” colpisce ancora! Oltretutto nel tardo pomeriggio un acquazzone ha fatto calare bruscamente la temperatura. Già alle 18 serviva maglione e giaccone!

Nel tardo pomeriggio di giovedì IN3RXG (Maurizio) si spostava per un sopralluogo al campo delle “miniere” al passo Campo Felice (m. 1.600). Un centinaio di persone erano attendate nel posteggio dell’albergo. Lì fortunatamente gli alpini dell’ANA avevano montato un tendone come refettorio e locale di ritrovo e funzionava una cucina da campo.

Le tende erano dotate di stufetta per riscaldare le fredde notti (7 gradi sotto zero in questi giorni!), ma fino ad allora non si erano potute utilizzare perché la corrente elettrica era insufficiente. Successivamente arrivava un camion della Protezione Civile che ha scaricato un gruppo elettrogeno da 30 Kw e così finalmente nella notte hanno potuto dormire non al caldo, ma almeno con una temperatura accettabile.

Alla tendopoli delle miniere ci sono diversi anziani e parecchi bambini, fra cui anche 3 neonati, e quella che al campo “San Giovanni” era solo una fastidiosa pioggia, qui si è trasformata in una violenta grandinata che anche alcune ore dopo lasciava mucchi di ghiaccio attorno alle tende.

Venerdì mattina alla nostra tendopoli arrivano altre persone che finora avevano dormito in macchina vicino alle loro case. Iniziano ad esserci problemi con la somministrazione dei pasti. Fino ad allora un primo pasto caldo veniva portato dalla cucina sita al campo delle “Ville”, ma con i nuovi arrivati e gli altri 40 previsti per il sabato mattina è necessario che ci sia una cucina anche in questa tendopoli. Contattiamo subito via radio la centrale operativa che inoltra la richiesta al coordinamento della protezione civile.


Finalmente arrivano i bagni chimici, accolti da un fragoroso applauso da giovani ed anziani.

Poiché al mattino di sabato inizia il nostro viaggio di ritorno a Bolzano avvicendandoci con altri radioamatori provenienti dal centro Italia e per passare la Pasqua con le nostre famiglie, nel pomeriggio di venerdi iniziamo a smontare le antenne HF e a impacchettare le radio non necessarie, ma un guasto all’R1 ci costringe a montare, sotto una fredda pioggia, una seconda antenna visto che i contatti della maglia saranno ora effettuati via RU2 alfa, mentre i collegamenti con il campo di San Menna e quelli locali dobbiamo comunque ancora tenerli in diretta VHF.

La pioggia in breve diventa un violento acquazzone che costringe tutti a ripararsi in tenda o in macchina. A ora di cena non piove più, anche se ora è molto freddo.

Questa sarà una dura notte. Speriamo che anche qui arrivino le stufette elettriche e le lampade per illuminare l’interno delle tende.

Dopo la cena di venerdì in cui ci “ingozzano” di frittata e di “pane alle uova”, cucinati su un fornello elettrico, salutiamo tutti. Tutti ci ringraziano per quello che abbiamo fatto per loro, ma siamo noi che, commossi, ringraziamo loro per l’accoglienza e che cerchiamo di far loro coraggio per i mesi che molti di loro dovranno ancora trascorrere fuori casa: sarà per loro una dura prova.

“Salutati” da un paio di scosse durante la notte, la mattina di buonora smontavamo le ultime antenne e ci si apprestava a far ritorno a Bolzano.

Altri radioamatori, siamo certi, hanno già preso il nostro posto per aiutare questo popolo abruzzese che anche in questo frangente dimostra tutta la sua fierezza e la voglia di ricostruire immediatamente le loro case.

I6/IN3YGW, I6/IN3ADE e I6/IN3RXG

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